Al termine del capitolo sull'armonizzazione delle melodie (non al termine del capitolo sulle note estranee all'armonia), Walter Piston propone di armonizzare alcune battute tratte da corali. Ovviamente le stesse melodie sono già state armonizzate da Bach in modo esatto. Questa affermazione richiede una spiegazione. Non è che Bach armonizzasse in modo esatto, è il nostro concetto di correttezza che si basa su quanto fatto da Bach nel primo 700. Comunque, ho trovato divertente fin da subito il modo in cui Piston sembra prendersi gioco dell'allievo con questi esercizi.
Intanto le melodie non sono complete, ma si tratta solo di alcune battute estrapolate da ciascun corale. Come dire, 'non pretendo che affronti l'intero canto, bastano 3 battute'. Perché così è, se escludiamo le battute introduttive da 1/4 e quella finale evidentemente sulla tonica con la fermata, restano tre battute da riempire. Apparentemente non molte, quindi si potrebbe pensare ad un esercizio semplice e scolastico. Per di più, quando ho svolto il compito mi sono permesso di copiare dal libro il primo accordo così da essere certo che la partenza fosse la stessa.
In secondo luogo, Piston specifica che sotto la corona dovrà sempre esserci un accordo fermo e non si devono introdurre movimenti nelle voci. Questo fatto poteva quasi darsi per scontato per quel che mi riguarda ma è stato precisato e tanto meglio.
Dice poi di utilizzare accordi in stato fondamentale o in primo rivolto. Per chi è già pratico nell'uso di secondi e terzi rivolti di accordi con la settima, potrebbe apparire una inutile limitazione e ci si sentirebbe quasi autorizzati ad ignorare la richiesta (ma si vedrà, analizzando scrupolosamente, che Bach inserisce con estrema parsimonia secondi e terzi rivolti, e pure riesce a concepire lavori vari e dinamici).
Infine, si richiede che vengano utilizzate note estranee all'armonia con un vincolo: non usare note estranee della durata inferiore alla croma.
Infine, si richiede che vengano utilizzate note estranee all'armonia con un vincolo: non usare note estranee della durata inferiore alla croma.
Partendo con lo svolgimento dell'esercizio 6a del capitolo 9 mi sono trovato in difficoltà sapendo che come mi sarei mosso avrei sbagliato. Infatti, per quello che ho detto prima, la soluzione di Bach è quella giusta. Il mio obiettivo era quindi quello di avvicinarmi il più possibile all'armonizzazione migliore.
Con non piccolo sforzo, si scelgono i gradi della scala da utilizzare, si impostano gli accordi e si inseriscono le note estranee.
Con non piccolo sforzo, si scelgono i gradi della scala da utilizzare, si impostano gli accordi e si inseriscono le note estranee.
Si va poi ad analizzare il lavoro di Bach ed eccoci giunti al grande sberleffo di Piston. Si scopre che le note estranee all'armonia non vengono utilizzate. Questo fatto permette di avviare una riflessione: è molto più importante la scelta dei gradi della scala che l'uso di note estranee. Come già sapevo avrei sbagliato e così è stato. Non ho però sbagliato inserendo note di troppo o mancandone alcune, bensì utilizzando i gradi meno appropriati. Questa è una grande lezione su come sfruttare al meglio i classici T, SD (II o IV che sia), D (V o VII) e i loro primi rivolti per dare varietà all'insieme. Il tutto senza note estranee e con maestria. Vi è molta differenza tra l'utilizzo di IV o di II in 6, oppure tra I e I in 6 o addirittura tra I e VI. Si guarda con attenzione ai cambi di posizione delle voci fatti su una armonia che si mantiene. Bach è in grado di tirare fuori una musica completa, che non manca di nulla, servendosi solo del minimo. Non si avvertono mancanze o buchi e il corale risulta piacevole all'orecchio.
Bach è così o il contrario: da un lato, può stupire mostrando quanto si possa fare con strumenti semplici e alla portata di ogni scolaro. Altre volte invece è in grado di risolvere, tramite vere e proprie magie, temi musicali apparentemente intrattabili. Oppure, semplicemente, si diverte inserendo trovate eccezionali in contesti che potevano vedersi in una maniera molto più ingenua.
Ribadisco quanto detto in principio: non c'è nulla di assolutamente giusto nel lavoro di Bach; è il modo odierno di intendere la musica che è fondato sui suoi 371 corali (e ovviamente su tutta la restante sua produzione).
Vorrei soffermarmi su alcuni particolari (l'armonizzazione che propone Bach) dell'esercizio 6e di Piston. L'esercizio 6e del capitolo 9 corrisponde alle prime battute del corale Nun danke alle Gott, numero 32 nell'edizione Breitkopf.
Qui ho pensato bene di sbizzarrirmi inserendo rivolti e dominanti secondarie che mi pareva ci stessero decentemente. Scopro infine che Bach ha fatto una cosa semplicissima.
I IV I e si ferma sulla corona .
Vorrei soffermarmi su alcuni particolari (l'armonizzazione che propone Bach) dell'esercizio 6e di Piston. L'esercizio 6e del capitolo 9 corrisponde alle prime battute del corale Nun danke alle Gott, numero 32 nell'edizione Breitkopf.
Qui ho pensato bene di sbizzarrirmi inserendo rivolti e dominanti secondarie che mi pareva ci stessero decentemente. Scopro infine che Bach ha fatto una cosa semplicissima.
I IV I e si ferma sulla corona .
VI (per variare rispetto a I è bastata una nota che è un vero colpo di classe, non ho altre parole*) e poi V I V I V I
Uno potrebbe gridare alla monotonia vedendo il finale di tre V-I in sequenza (dove ho volutamente omesso settime e rivolti) ma se si visualizza COME sono state realizzate le cadenze si capisce la differenza che passa tra il COSA (la cadenza V-I) e il COME (l'uso di settime, rivolti, note estranee). Vengono di fatto esposti vari metodi e idee per realizzare la successione che sta alla base di tutta la musica tonale (da Bach a Taylor Swift). In più è da esaminare attentamente la battuta finale dove vengono inserite:
nota di volta
ritardo
nota sfuggita
reaching tone
in un semplice movimento armonico I-V
Il tutto è in contrasto con il resto del corale dove Bach aveva dato note svizzere solo al basso e solo per formare scale di tre note. A questo punto il corale continuerebbe, mentre lo studente di Piston si ferma qui.
E io mi fermo insieme a Piston.
Uno potrebbe gridare alla monotonia vedendo il finale di tre V-I in sequenza (dove ho volutamente omesso settime e rivolti) ma se si visualizza COME sono state realizzate le cadenze si capisce la differenza che passa tra il COSA (la cadenza V-I) e il COME (l'uso di settime, rivolti, note estranee). Vengono di fatto esposti vari metodi e idee per realizzare la successione che sta alla base di tutta la musica tonale (da Bach a Taylor Swift). In più è da esaminare attentamente la battuta finale dove vengono inserite:
nota di volta
ritardo
nota sfuggita
reaching tone
in un semplice movimento armonico I-V
Il tutto è in contrasto con il resto del corale dove Bach aveva dato note svizzere solo al basso e solo per formare scale di tre note. A questo punto il corale continuerebbe, mentre lo studente di Piston si ferma qui.
E io mi fermo insieme a Piston.
*In realtà le parole ci sono eccome, infatti la melodia di Piston proprio in quel punto è diversa rispetto a quella del corale di Bach. Questo cambia tutto ovviamente, ma me ne sono accorto troppo tardi.