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17 settembre 2021

Formiche ferme e inoperose

Nella vecchia scuola superiore, la quale negli ultimi tempi si sta tramutando in un ospedale per il volere della direzione, ho preso per merenda, da casa, 5 noci. All'ora della fame rompo i malli e noto, su una di esse, un piccolo fiorellino che rimuovo dal frutto. Dal foro creatosi escono sorprendentemente tante formichine, minuscole, che si gettano per terra e stanno ferme, il che è molto strano per delle formiche. Così io le schiaccio con il piede ma queste non muoiono. 

Buttando del pane a terra noto che esse si fiondano sul cibo, lo divorano e crescono in volume a vista d'occhio, crescono di un volume ben superiore a quello ingerito. Dopo essersi nutrite, si rimettono ferme in piccoli gruppetti, come un battaglione ben ordinato. La cosa, non lo nascondo, mi spaventa un pochettino. Vado a cercare del ddt, non so da chi, comunque la persona a cui chiedo è una ragazza che non parla nemmeno l'italiano, solo in inglese, ed è a casa sua (magari l'avessi trovata a scuola, sarebbe certamente stato più comodo). Le chiedo, facendomi capire e arrancando con l'inglese, come al solito, se ha del ddt per allontanare le formiche o almeno per ucciderne una prima porzione. Mi porge un sacchetto con scritte sopra cose che non mi dicono nulla all'istante. Per dire, non ci sono immagini di insetti, e poi non è una 'bomboletta' come pregiudicavo, ma solo un sacchetto molle. Le manifesto i miei fondati o no dubbi, cercando di leggere sulla confezione per capire cosa mi ha fornito, ma lei non me ne lascia il tempo; dice solo che suo padre ha detto che va bene questo e quindi è ddt e funzionerà contro le formiche. Tuo padre? Ma cosa me ne frega a me, le direi, ma lascio perdere e mi allontano facendo buon viso a cattivo gioco, però mi sbarazzo quasi subito del prodottino (col senno di poi, avrei potuto tentare anche quella strada, ma allora ero incosciente) e vado a mangiare con gli altri compagni di scuola. Questi geni azzardano a dire, sulla base di che cosa non lo so, che servano delle lampadine per allontanare le formiche, o al limite dei neon. Dubbioso decido però di assecondarli, tanto lampadine qui non sapremo dove prenderne. E invece dopo pranzo i fenomeni hanno l'idea di sottrarre le lampadine dell'ascensore. Si tenga presente a questo punto che le lampade nell'ascensore non sono poste in alto bensì in basso, sostanzialmente apriamo un vano senza alcun blocco e preleviamo dal fondo dell'ascensore una lampadina, tra le mie sempre crescenti perplessità ad esempio, anche a costo di risultare pedante, che:

  1. Non ho ancora capito in virtù di cosa delle lampadine dovrebbero risultare utili per scacciare le formiche, secondo:
  2. Faccio presente che si tratta di danneggiamento dei beni della scuola, per non dire furto, e il professore di tecnica delle scuole medie avrà certamente il buon tempo di rimproverarci, a ragione.
  3. Se mi dite voi che di lampadine ne servono due, ma allora perché ne sottraete una sola, visto che ce ne sono 4?

E in merito a quest'ultimo punto mi obiettano saggiamente che prendendone 2, ovvero dimezzando l'intensità (beh, intensità, dalla bocca di certa gente suona come una parola un tantito fuori luogo, ma va bene lo stesso...), dimezzando l'intensità della luce nella cabina dell'ascensore, dicevo, qualcuno potrebbe notarlo e andare in fondo alla faccenda financo scoprendo i colpevoli. Quindi in questo senso sembrano viepiù oculati di quanto non li avrei fatti. Tuttavia li lascio e mi dirigo da solo nell'ala della scuola che ormai è totalmente adibita solo ad ospedale, anche se purtroppo si tratta del reparto con i 'freaks', quindi vi si trovano:

  • l'uomo che ha il braccio più grande dell'uomo
  • l'uomo quadrato
  • l'uomo senza ossa e conseguentemente con il corpo molle, etc.*

La situazione mi fa un po' schifo e non so mai se guardare come un guardone o girarmi dall'altra parte. Farò un po' una e un po' l'altra delle due. Il mio intentò, in tutto questo freak-andò, è di trovare una persona che si occupi delle pulizie dei locali a cui chiedere in prestito del ddt, caso mai ne disponesse. Si tenga presente che il mio scopo ultimo è ben sempre disfarmi delle formiche maledette.

{

A questo punto una digressione tra parentesi graffe è all'uopo. La rima tra intentò (con l'accento) e fricandò è solo casuale e dettata da una mia errata digitazione (la prima, non la seconda) che ho ben pensato di non correggere ma di esplicare, digitando ben più volte. Inoltre ci sarebbe stata anche una osservazione sulla parola fricandò, il cui gioco di parole con freak è evidente, che però ora ritengo di non dover più trattare, poiché ho cambiato idea. Vale la pena invece di vantarsi come un idiota per il fatto che non ho espresso alcun riferimento alla tanto citata 'donna delle pulizie' che il buon costume impone di nominare, in vece di un generico incaricato dal sesso imprecisato.

}

Non trovo nessuno che pulisce, nessuno che dia neanche lontanamente l'aria di avere del ddt a portata di mano, allora nel ritorno in aula mi fermo all'edicola dell'ospedale, e anche qui potrebbe criticarsi la supposizione da parte mia per la quale avrei dovuto trovare ddt in un'edicola, ma tant'è... Infatti all'edicola non c'è nulla, fatta eccezione per un piccolo album merlin, che possa essere di mio interesse. E neppure l'album merlin vale la pena di acquistare a parer mio. Così esco sottoposto allo sguardo torvo della gestrice, ma girati di là, signora.

Giunto all'aula in cui avevo lasciato le formiche in disposizione marziale, osservo che ve ne sono in numero esiguo, quindi mi rallegro lì per lì ma ho esultato troppo presto. Infatti si sono solo spostate, addensandosi nell'armadio, sempre in assetto da guerra, ma pur sempre ferme. Continuo a sottolineare quanto sia strano per delle formiche stare ferme e inoperose. Noto però che nel frattempo si sono molto ingrossate, segno che qualcosa hanno mangiato e non si sottopongono a un forzato digiuno. Poiché la macchinetta del mio telefono non funziona bene, chiedo a un collega di fare una foto alle insolite formiche, non tanto per mio interesse personale, quanto per l'interesse di tutti, della comunità di zoologi che non attende altro, diciamo la verità.

Egli, invece di fotografare le formiche, avendo ormai appreso che mangiano di tutto in tempi da record, ribalta sulla massa di animaletti gli avanzi di un panino con carne bovina che gli insetti divorano seduta stante, manco ci fosse bisogno di una conferma da parte loro.

Perché compie quel gesto? I suoi figli, quando saranno grandi, lo manderanno a cagare per ciò.

*Salute. Grazie. La prossima volta copriti con il gomito e non con la mano, coglione.

02 maggio 2021

Il compleanno di C. Gambetti

Mi reco con la combricola di amici al compleanno di C. Gambetti. Siamo stati invitati al pranzo ma l'ora d'arrivo non è prescritta ufficialmente. Così come dei mangioni a ufo arriviamo alle 11 e 40. Gli altri invitati giungeranno a partire dalle 13 e 45 circa, quando noi saremo ormai spossati e pronti per abbandonare la celebrazione.

Una volta raggiunto il posto, una bella casa di campagna ristruttorata (sarebbe a dire che è stata ricoperta di strutto più volte) recentemente grazie a incentivi statali, scopriamo che non c'è nessun pranzo regale, non c'è nulla di apparecchiato e non si vedono nemmeno le tartine da rinfresco, nè roba da potersi mangiare in piedi.

Entriamo in casa e C. Gambetti è in compagnia della madre. Hanno due cani molto affettuosi che ci vengono incontro e a cui faccio le coccole, salvo notare che hanno cagato ripetute volte sul pregiato tappeto in sala e stanno continuando a continuare a farlo. Così porto la cosa all'attenzione di C. Gambetti e della madre, la quale mi chiede di osservare meglio: non si tratta di merde di cane che vedo, bensì di aloni di merde di cane. Il cane ha cagato tante di quelle volte sul tappeto, mi dice, che sono rimasti aloni talmente grandi e intensi da sembrare a prima vista delle merde vere e proprie. Abbiamo provato a toglierli ma non c'è niente da fare, rincara. Premurosi, giriamo alla larga dal tappeto.

Finalmente, dopo una lunga attesa, appare la torta di compleanno! Un roll al cioccolato preso al discount. Il mio amico speciale si incarica di tagliarlo per tutti, ma anziché fare le fettine come d'uso corrente lo taglia in tre parti per il lungo. Gli sbraito contro come un ossesso, urlando che non bastava già la figuraccia meschina di essere venuti presto per mangiare più di tutti gli altri, ma dobbiamo mettere in bella vista anche l'incapacità di porzionare dei dolci da supermercato.

Cerchiamo di rabberciare alla bell'e meglio tagliando anche nell'altro senso e distribuendo dei cubetti, ma non è la stessa cosa dio bono... Salviamo la faccia ma non è una cosa molto raffinata a mio dire. Alle 13 e 45, mentre gli invitati seri arrivano con dei regali (che noi, per inciso, non avevamo) lasciamo il luogo invisibilmente.

15 dicembre 2020

Scuola

Oggi è il primo giorno di scuola e sono stato iscritto alle scuole elementari come tutti i miei nuovi compagni che non conosco. Sono tutti seienni, non come me che di anni ne ho 30. In questo primo giorno di scuola io ho un po’ paura, non tanto per il fatto che dovrò incontrare tutte queste persone nuove, quanto per il fatto che fare la prima elementare a 30 anni è strano e mi preoccupa sinceramente. Però mi faccio forza, dovendo fronteggiare anche la situazione che la scuola non è nel comune in cui vivo, bensì nella cittadina in cui lavoro che è più distante da casa. Mi reco nella cartolibreria/edicola per ritirare il libro di studio per il primo anno; si tratta di un piccolo volume sottile con pagine in carta spessa. È il classico sussidiario, ci sono anche gli spazi vuoti in cui scrivere le parole per completare le frasi. Sarà tutto molto educativo, immagino. Preso il libro in mano, vorrei pagarlo con la carta e il venditore mi comunica che per i contanti non ci sarebbe problema, ma se voglio proprio pagare con la carta devo pagare a Matteo Salvini che è fuori sulla strada. Infatti lui una volta era ministro dell’interno, ma ora lo hanno buttato fuori dall’edificio e non è più all'interno. Così esco a interpellare Salvini; egli mi porge il pos per avvicinare la carta e autorizzare l’addebito, ma mentre allungo la mano mi fa notare che ha scritto 45 euro anziché 30 e fa giusto in tempo a correggere la digitazione, evitando di farmi pagare 15 euro di troppo. Così penso "'mazza oh, che uomo onesto Salvini", ma anche "eh che cazzo, va bene le pagine spesse ma 30 euro per 'sto libercolo mi sembrano un po eccessivi..." Quindi pago e m'en vo', salvo rendermi conto quasi subito che il libro non costava affatto 30 euro! Il suo prezzo di copertina è di soli 3 euro e la cifra è indicata chiaramente in terza di copertina. Così capisco che Matteo Salvini, facendomi credere di non rubarmi 15 euro me ne stava invece rubando 27, mascalzone. Mi giro per rincorrerlo con foga ma non c’è più, si è volatilizzato.


Mi risveglio nel lettino,
il timore è inopportuno.
Ma vorrei saltargli addosso
e buttarlo dentro al fosso
quel pidocchio d’un meschino,
ladro e pure 71.


24 giugno 2019

Anna Karenina di Lev Tolstoj. Riassunto quasi un saggio

Tutti i refusi sono voluti. 
La malriuscita coerenza intrinseca della struttura dei capitoli no.

Perché un’altro articolo su Anna Karenina?
Appunto, perché un’altro? Si scrive un altro.
Il libro mi è piaciuto molto e mentre lo leggevo lo raccontavo a tutti, talvolta anche ai non interessati; ho pensato che bisogna fare un sunto avvincente per le persone moderne che non hanno tempo per pensare (e infatti votano Lega) e tanto meno per leggere un romanzo scritto 150 anni fa da un vecchio con la barba. Vecchio...aveva poi meno di 50 anni.

Io ho letto una copia edita da Repubblica, sarebbe a dire dal gruppo editoriale l’espresso, 15 anni fa circa e stampato su carta senza cloro, se può avere importanza un’informazione del genere. È una bella edizione economica ma dalla copertina rigida, segnalibro e traduzione di Laura Salmon. Un grazie particolare va all’editore che nella introduzione rivela il finale del libro. C’è ancora in giro gente che vuole leggere i libri per sapere come vanno a finire le trame e non come vuole sorbirsi solo dei trattati di storia. Anche l’immagine in copertina è significativa. Il libro ha un buon odore e un cofanetto che lo contiene.

Trama e storia
La storia è divisa in 8 parti
All’inizio vengono introdotti i personaggi e presentati in sequenza così che si possa capire tutto da lì in poi. Riporto un disegnetto fatto da me che mostra quali sono i legami tra gli attori. Oltre a questi ve ne sono altri a dire il vero, ma io rappresento solo i principali.





AAK = Aleksej Aleksandrovic Karenin = marito di AKO
AKO = Anna (Arkadevna) Karenina Oblonskaja = Anna
SZ = Sereza Karenin = figlio di AAK e AKO
V = Aleksej Kirillovic Vronskij = amante di AKO
A = Anna = figlia di AAK e V
SAO = Stepan Arkadevic Oblonskij = fratello di AKO, marito di DAS
DAS = Daria Aleksandrovna Scerbackaja = moglie di SAO e sorella di KS
KS = Ekaterina Aleksandrovna Scerbackaja = sorella di DAS e moglie di L
L = Konstantin Dmitric Levin = marito di KS, amico di SAO, alter ego di Tolstoj

Vi sono intrecci familiari, come in Guerra e pace di Lev Tolstoj e in Beautiful di Rete 4.
Guerra e pace parla di guerra e...di pace! diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. Parla di guerra e di “Natasha che non sa chi amare perché è una puttana”.
In Anna Karenina non ci sono scene di guerra noiose. Tuttavia ci sono riflessioni su temi del tempo, più o meno interessanti.

Il romanzo è ambientato nella russia zarista nella seconda metà dell’800, la servitù della gleba è appena stata abolita e vi è una marcata distinzione tra nobili e non. I problemi principali dei nobili sono 2:
  • Sposarsi
  • Conversare adeguatamente
Nella divisione sociale tra nobili e servi così fatta, si vedono eccome i prodromi della futura rivoluzione, che è stata appoggiata dai poveri in russia i quali avevano questa discendenza. È un argomento ampio che non affronto qui perché non posso e non sarei neanche in grado.

Anche nei libri di Fedor Michajlovic Dostoevskij il tema dei matrimoni è ricorrente. I commenti e i paragoni tra Lev Tolstoj e Dostoevskij li rimando alla fine perché sono immancabili quando si parla di uno o dell’altro. L’unica cosa che hanno avuto in comune è che entrambi facevano gli scrittori ma, se si vanno ad analizzare le rispettive opere, per me non c’è nulla che li accomuna (per fortuna, aggiungo). Il romanzo è scritto in modo tecnicamente perfetto fin da subito, basta pensare che è circa contemporaneo a I demoni e L’adolescente di Dostoevskij che invece sono guazzabugli insensati per quanto li metto tra i libri che ho apprezzato di più (molto di più dei libri di quel pezzente di Tolstoj ovviamente).

Antefato
Attenzione! contiene anticipazioni (ma del resto chi non ne contiene al giorno d’oggi?)
Stepan Arkadevic Oblonskij è il fratello di Anna Arkadevna Karenina Oblonskaja (Anna) e marito di Daria Aleksandrovna Scerbackaja (Dolly), oltre che amico di Konstantin Dmitric Levin. Stepan ha tradito Dolly ma i due restano insieme perché Anna convince Dolly a rimanere con suo marito. Levin è innamorato di Kitty, sorella di Dolly, che prima rifiuta la sua proposta ma poi in seguito la accetterà. Anna è sposata con Aleksej Aleksandrovic Karenin (e perciò è una Karenina) ma lo tradisce con il conte Aleksej Kirillovic Vronskij, che poi è lo stesso di cui si era “innamorata” Kitty e per il quale aveva rifiutato inizialmente Levin, salvo poi scoprire che Vronskij non la amava.

La relazione tra Anna e Vronskij viene scoperta dal marito e ammessa dalla stessa Anna che per di più rimane incinta (il signor Karenin vedrà la nascita della piccola nel corso della storia). Il marito di Anna riesce a gestire la cosa in maniera subdola fin da subito (abbastanza subdola che io possa apprezzarne il comportamento meschino e perfido) per fare ricadere tutte le colpe sulla consorte. Dapprima vorrebbe chiedere il divorzio ma poi decide di perdonarla facendola sentire ancora più in colpa. Ma Anna si sente veramente colpevole? Ma che ne so, io il libro l’ho letto anni fa e non ricordo più tanto.

Alla fine della IV parte Anna e Vronskij si allontanano dalla città (che in questo momento sinceramente non ricordo nemmeno se sia Pietroburgo o Mosca perché il romanzo si svolge a metà tra le due, comunque penso che abbia importanza marginale per quelli che sono i miei fini) pur senza alcun divorzio formalizzato tra Anna e Karenin; il figlio di Anna, Sereza, rimane con il padre mentre la figlia Anna Junior va con i genitori che poi sarebbero Anna e Vronskij.
In particolare nella IV parte ci sono scene degne della fiction di più bassa lega, come quando Kitty ricambia l’amore di Levin, quando il suicidio di Vronskij non va a buon fine, la decisione di Karenin di perdonare e altra robaccia…
Insomma ci sono più punti sensazionali che fanno venire voglia di proseguire la lettura.

Personalmente, nella prima metà del romanzo tengo le difese di Karenin e non della moglia. Inizialmente pare che entrambi vogliano in fondo fare ricadere le colpe sull’altra parte ma il marito viene quasi dipinto come un buono nell’animo e sincero.
Per esempio, ho proprio l’impressione che Anna chieda il perdono del marito (quando ha partorito e crede di morire) sperando che lui non la voglia perdonare, così da farlo passare per cattivo. Invece il signor Karenin la perdona con spirito cristiano e la rende così sottomessa e misera.

V parte
Descrive scene di Anna e Vronskij in Italia e all’estero e il loro ritorno a Pietroburgo. Anna va a teatro facendosi dare della puttana da tutti quelli che la vedono, anche se il compagno le aveva sconsigliato di farsi vedere a teatro dove tutti li conoscono. Ma lei no, insiste, dio boia...
Qualche pagina dopo, Anna non resiste alla voglia che ha e rientra nella casa di Karenin, con il quale peraltro è ancora ufficialmente sposata, per vedere suo figlio Sereza che intanto è cresciuto.

VI parte
Vi sono prevalentemente scene di Levin in campagna (scene di caccia) e della sua gelosia per Kitty. Anche nella III parte vi erano stati molti capitoli lenti sull’agricoltura ma sicuramente non siamo a livello delle scene dei combattimenti in Guerra e pace che sono anche peggio. Dolly inizia a pensare che forse avrebbe dovuto abbandonare il marito quando questo la tradì, invece di dare retta ad Anna, sorella di Stepan, che predica bene e si comporta male.
Elezioni dei governatori in provincia (inutili le digressioni dei russi), poi Anna decide di chiedere il divorzio e va a Mosca con Vronskij dove vivono con una coppia spostata (avrebbe dovuto essere “come una coppia sposata”, ma c’è stato un refuso).

Nella VII parte nasce il figlio di Levin (che al padre fa schifo perché come tutti i neonati è bruttissimo e rosso) e la sofferenza di Anna è sempre più accentuata e trasmessa al lettore; Anna pensa che Vronskij non la ami più e infine decide di uccidersi buttandosi sotto il treno. Con riferimento anche al personaggio che era morto sotto al treno, nella prima parte, tra l’indifferenza di tutti. Anche di me che mi ero dimenticato di scriverlo.

A questo punto, potrebbe finire il libro (anzi dico che era appropriato porre il termine con la morte dell’eroina, visto pure che tanta gente mi ferma tra Bologna e Firenze chiedendomi una firma contro l’eroina) e invece l’autore ha l’insana idea di proseguire con la VIII parte, facendo finire il libro più di una volta tipo Freedom di Franzen (anche questo signore altro fenomeno sopravvalutatissimo), in cui parla di temi che gli stanno a cuore (religiosi e politici) che certamente in un modo o nell’altro avrebbe potuto inserire prima (in che modo? non sta me a dirlo visto che lo scrittore professionista è Lev Tolstoj ed è giusto che lui fare il suo sporco lavoro invece di coltivare le mele e le api).
Poteva sconvolgere tutto facendo morire Kitty e il figlio (non un finale sensazionale seppur improbabile, che avrebbe salvato il salvabile dal punto di vista narrativo e della dignità dell’autore) e invece i due personaggi sopravvivono rendendo l’ultima parte davvero opprimente e superflua. 

Tutto sommato è un bel romanzo che mi permetto di consigliare.

Tolstoj e Dostoevskij
È un confronto affrontato da tutti e io non mi tiro indietro. Per quello che ho potuto verificare i libri di Tolstoj sono scritti meglio (a tratti molto meglio, a tratti leggermente, a volte no, ma generalmente sono più ordinati e più facili da leggere) ma non sono per niente paragonabili ai libri di Dostoevskij se si parla del coinvolgimento emotivo. La sensazione che si ha è ben descritta dal seguente frammento che ho trovato in rete:
Non c’è via di mezzo. Se non siete coinvolti con ogni fibra del vostro essere, allora non state leggendo Dostoevskij. Se state leggendo Dostoevskij e non siete coinvolti con ogni fibra del vostro essere, allora non state leggendo. Perché se niente si smuove, se dentro restate freddi e monolitici, se non piangete, non ridete e non vi trovano imbambolati sul gradino davanti casa, allora mai nient’altro vi muoverà. (Chiara Pagliochini)



Dostoevskij fa venire i brividi, soprattutto I Demoni.

22 febbraio 2019

racconto

Ero con i miei amici Valdo e Giuliano all’ipercoop di Biella che però non era l’ipercoop di Biella...va be’. Siamo usciti e siamo andati a mangiare in un ristorante dove avevano degli antipasti che facevano schifo e nel tavolo di fianco al nostro c’era una donna che ruttava e non si fermava più. Dopo siamo andati in un albergo lì vicino per dormire e a un certo punto mi è venuto bisogno di andare in bagno. Ci sono andato e quando sono uscito sentivo dei rumori che venivano dal bagno. Sono andato a vedere e c’era Giuliano che stava pisciando, solo che prima non l’avevo visto. Sono uscito di nuovo dal cesso e chi ho trovato sul mio letto? La donna che ruttava. Le ho detto: “Potrebbe andar via che questo è il mio letto e ho sonno e domattina devo essere a Foggia alle 7 e mezza?” Lei però è rimasta lì e continuava a ruttare, allora sono tornato a casa mia, a Medolla in provincia di Modena, e ho trovato i mie amici gemelli Cesare e Nicolò che montavano il kit di chitarra classica comprato al discount a 49 euro e 90, con le istruzioni in nepalese. Gli ho detto: “Oh, io un po’ di nepalese lo mastico, se volete mi unisco a voi.”

Maurizio Milani

26 giugno 2018

Villarini ha un fumetto...

Villarini ha un fumetto scolorito sulla porta dell'ufficio con un ometto di Altan che dice 'il che vive io campo tutto qua'.

***

Alle ore 14 e 30 Villarini ha fissato il mio esame ma ne ha iniziato un altro.
Mi ha detto di aspettare 5 minuti.

Alle 15 e 30 ha terminato l'esame e mi ha detto di aspettare altri 5 minuti.
Se ne è andato.

Alle 16 un tizio è venuto a cercare Villarini dicendo che per quell'ora era fissata una riunione.

Alle 16 e 5 è arrivato Villarini ed è andato alla riunione chiedendomi di aspettare un minuto.

Polidoro ha discusso a lungo con una collega, pronunciando anche la frase 'non si può mettere una Maserati in un carrello della spesa'.

Alle 16 e 40 Villarini è uscito dalla stanza dicendomi 'arrivo'.

Alle 16 e 45 Benassi mi ha chiesto chi aspettavo, visto che ero lì seduto da molto tempo.
Quando gli ho detto Villarini lui mi ha risposto mi dispiace.

Alle 16 e 50 circa è venuto Villarini per iniziare l'esame.
Ha detto che sul primo esercizio ero pencolante, poi mi ha bocciato perché non sapevo l'oscillatore armonico.

Gli ho chiesto di spiegarmi una cosa prima di andarmene ma è stato comprensibile come al solito
(non comprensibile)

La prossima volta vado via dopo aver parlato con Benassi e lascio un biglietto:
'torno subito'


***
Villarini ha un fumetto scolorito sulla porta dell'ufficio con un ometto di Altan che dice 'Il Che vive, io campo. Tutto qua'.

18 febbraio 2018

Un problema grave

La seguente terna di messaggi


potrebbe farmi apparire, ad una analisi superficiale, un maleducato qualunque. Si capisce che per ben tre volte non ho dato udienza a Vodafone la quale ha deciso di concedermi una nuova possibilità.

Così non è e voglio discolparmi.

Io volevo rispondere ringraziando e dicendo che non sono interessato a questi tipi di offerte, ma non era possibile farlo tramite SMS.
Decisi di andare ad un centro Vodafone, come suggerito, telefonando preventivamente per verificare la disponibilità.
Chiesi come fare per non ricevere SMS pubblicitari.
Mi dissero di chiamare il 190 e 'chiedere l'esclusione'.
Così feci. Chiamai il 190 ma mi resi presto conto che trattavasi di un servizio destinato ai clienti Vodafone (non lo ero).
Domandai di essere richiamato da un operatore.
Mi richiamò ma non riuscii a rispondere.
Tentai di richiamare al numero visualizzato ma risultava inesistente.
Dopo svariate chiamate ricevute riuscii a rispondere mettendomi in contatto con l'operatore.
Chiesi se poteva aiutarmi a non ricevere più SMS pubblicitari e mi disse no.
Mi recai sul sito Vodafone cercando un riferimento 'via mail' e anche lì non trovai nessun canale destinato a chi non fosse già cliente.
Recuperai, dal fondo pagina del sito, l'indirizzo della sede legale di Vodafone Italia e in data 11 gennaio 2018 inviavo, dall'ufficio postale di Palata Pepoli, una raccomandata (6 euro miei per colpa di Vodafone che nel 2018 non è raggiungibile in altra maniera) contenente il seguente testo scritto di mio pugno

Cara Vodafone Italia,
i suoi continui SMS pubblicitari cominciano a seccarmi.
Se non la smette sarò costretto ad agire per via legale.
Sinceramente,


in calce il mio nome e numero di telefono.
Dopo un paio di settimane ricevevo la risposta



Ho dovuto scrivervi, perché voi non capite e non potete capire, perché capite solo questo.
Voi ubbidite solo alle leggi scritte e codificate e sapete fare solo quello; non ubbidite alla legge morale dentro di voi perché non l'avete, e non potete averla perché non sapete pensare ma pensate lo stesso di stare bene così.
E allora state bene così che io sto bene così.
Fatico davvero a comprendere che razza di contorti ideali governino la società in cui viviamo; se io mando un SMS a una ragazzina di 14 anni mi rovino la vita e la reputazione, mentre Vodafone può scrivermi quando vuole e io non posso neanche rispondere (con un semplice SMS) chiedendo di smetterla.
Ma non è il caso di farla troppo lunga, l'importante è avere risolto.

Cara Vodafone Italia,
visto il tuo comportamento retto ed encomiabile sarò lieto di consigliarti a tutti i miei amici.


(ma manco p'o cazz)

10 gennaio 2018

Considerazioni su Bach e Walter Piston (il libro di armonia)

Al termine del capitolo sull'armonizzazione delle melodie (non al termine del capitolo sulle note estranee all'armonia), Walter Piston propone di armonizzare alcune battute tratte da corali. Ovviamente le stesse melodie sono già state armonizzate da Bach in modo esatto. Questa affermazione richiede una spiegazione. Non è che Bach armonizzasse in modo esatto, è il nostro concetto di correttezza che si basa su quanto fatto da Bach nel primo 700. Comunque, ho trovato divertente fin da subito il modo in cui Piston sembra prendersi gioco dell'allievo con questi esercizi.
Intanto le melodie non sono complete, ma si tratta solo di alcune battute estrapolate da ciascun corale. Come dire, 'non pretendo che affronti l'intero canto, bastano 3 battute'. Perché così è, se escludiamo le battute introduttive da 1/4 e quella finale evidentemente sulla tonica con la fermata, restano tre battute da riempire. Apparentemente non molte, quindi si potrebbe pensare ad un esercizio semplice e scolastico. Per di più, quando ho svolto il compito mi sono permesso di copiare dal libro il primo accordo così da essere certo che la partenza fosse la stessa.
In secondo luogo, Piston specifica che sotto la corona dovrà sempre esserci un accordo fermo e non si devono introdurre movimenti nelle voci. Questo fatto poteva quasi darsi per scontato per quel che mi riguarda ma è stato precisato e tanto meglio.
Dice poi di utilizzare accordi in stato fondamentale o in primo rivolto. Per chi è già pratico nell'uso di secondi e terzi rivolti di accordi con la settima, potrebbe apparire una inutile limitazione e ci si sentirebbe quasi autorizzati ad ignorare la richiesta (ma si vedrà, analizzando scrupolosamente, che Bach inserisce con estrema parsimonia secondi e terzi rivolti, e pure riesce a concepire lavori vari e dinamici).
Infine, si richiede che vengano utilizzate note estranee all'armonia con un vincolo: non usare note estranee della durata inferiore alla croma.

Partendo con lo svolgimento dell'esercizio 6a del capitolo 9 mi sono trovato in difficoltà sapendo che come mi sarei mosso avrei sbagliato. Infatti, per quello che ho detto prima, la soluzione di Bach è quella giusta. Il mio obiettivo era quindi quello di avvicinarmi il più possibile all'armonizzazione migliore.
Con non piccolo sforzo, si scelgono i gradi della scala da utilizzare, si impostano gli accordi e si inseriscono le note estranee.
Si va poi ad analizzare il lavoro di Bach ed eccoci giunti al grande sberleffo di Piston. Si scopre che le note estranee all'armonia non vengono utilizzate. Questo fatto permette di avviare una riflessione: è molto più importante la scelta dei gradi della scala che l'uso di note estranee. Come già sapevo avrei sbagliato e così è stato. Non ho però sbagliato inserendo note di troppo o mancandone alcune, bensì utilizzando i gradi meno appropriati. Questa è una grande lezione su come sfruttare al meglio i classici T, SD (II o IV che sia), D (V o VII) e i loro primi rivolti per dare varietà all'insieme. Il tutto senza note estranee e con maestria. Vi è molta differenza tra l'utilizzo di IV o di II in 6, oppure tra I e I in 6 o addirittura tra I e VI. Si guarda con attenzione ai cambi di posizione delle voci fatti su una armonia che si mantiene. Bach è in grado di tirare fuori una musica completa, che non manca di nulla, servendosi solo del minimo. Non si avvertono mancanze o buchi e il corale risulta piacevole all'orecchio.
Bach è così o il contrario: da un lato, può stupire mostrando quanto si possa fare con strumenti semplici e alla portata di ogni scolaro. Altre volte invece è in grado di risolvere, tramite vere e proprie magie, temi musicali apparentemente intrattabili. Oppure, semplicemente, si diverte inserendo trovate eccezionali in contesti che potevano vedersi in una maniera molto più ingenua. 

Ribadisco quanto detto in principio: non c'è nulla di assolutamente giusto nel lavoro di Bach; è il modo odierno di intendere la musica che è fondato sui suoi 371 corali (e ovviamente su tutta la restante sua produzione).
 


Vorrei soffermarmi su alcuni particolari (l'armonizzazione che propone Bach) dell'esercizio 6e di Piston. L'esercizio 6e del capitolo 9 corrisponde alle prime battute del corale Nun danke alle Gott, numero 32 nell'edizione Breitkopf.
Qui ho pensato bene di sbizzarrirmi inserendo rivolti e dominanti secondarie che mi pareva ci stessero decentemente. Scopro infine che Bach ha fatto una cosa semplicissima.
I IV I e si ferma sulla corona .
VI (per variare rispetto a I è bastata una nota che è un vero colpo di classe, non ho altre parole*) e poi V I V I V I
Uno potrebbe gridare alla monotonia vedendo il finale di tre V-I in sequenza (dove ho volutamente omesso settime e rivolti) ma se si visualizza COME sono state realizzate le cadenze si capisce la differenza che passa tra il COSA (la cadenza V-I) e il COME (l'uso di settime, rivolti, note estranee). Vengono di fatto esposti vari metodi e idee per realizzare la successione che sta alla base di tutta la musica tonale (da Bach a Taylor Swift). In più è da esaminare attentamente la battuta finale dove vengono inserite:
nota di volta
ritardo
nota sfuggita
reaching tone
in un semplice movimento armonico I-V
Il tutto è in contrasto con il resto del corale dove Bach aveva dato note svizzere solo al basso e solo per formare scale di tre note. A questo punto il corale continuerebbe, mentre lo studente di Piston si ferma qui. 
E io mi fermo insieme a Piston.


*In realtà le parole ci sono eccome, infatti la melodia di Piston proprio in quel punto è diversa rispetto a quella del corale di Bach. Questo cambia tutto ovviamente, ma me ne sono accorto troppo tardi.

06 dicembre 2017

Il Blog, Tinder, e quel coglione che aveva perso una BMW 320 bianca a Bologna


La lettera 'e' non si mette mai dopo la virgola.
Sì, vallo a dire a Gabriele D'Annunzio.


Avrei voluto festeggiare i primi 10 anni di vita del blog con un brano di dimensioni pantagrueliche sulla vita, l'esistenza e il senso delle cose scritto nell'arco di sei mesi con interventi quotidiani. Poi per pigrizia ho tralasciato la scrittura sistematica e il risultato ad oggi non lo trovo ancora soddisfacente. Magari in futuro darò spazio anche a quella produzione visto che c'erano un sacco di spunti di pensiero interessanti.
Ho avuto quindi l'idea di ripiegare su una storia riguardante un Piaggio Ciao. Arenatasi anche questa seconda ipotesi, mi sono detto che avrei pubblicato brani di altri autori senza pagarli; eventualità scartata quando ho capito che non avrei guadagnato nulla nemmeno io.
Ecco quindi un raccontino sulle relazioni interpersonali nel XXI secolo.

Mercoledì
Gioco un po' a tinder e risulta la compatibilità con Anna che ha 21 anni e dista 46 km da me.
Non ha una foto personale ma solo un'immagine con una battuta. La presentazione però è interessante perché suona il violino e dice di cercare solo persone per parlare perché i suoi amici sono tutti via e si annoia.



Giovedì
Le scrivo e mi risponde quasi subito.
Le chiedo se si annoia ancora o se i suoi amici sono tornati, ma non sono tornati.
Ci vado giù pesante con un'affermazione su una random chat, così che capisca grossomodo qual è il mio modo di esprimermi e sembra non battere ciglio per la frase in questione che è 



Venerdì
Le scrivo alla sera e mi risponde per un po'. Poi quando passa mezz'ora dall'ultimo messaggio e non mi ha ancora riscritto vado a letto, ma troverò la risposta il giorno seguente.

Sabato
Rispondo al suo ultimo messaggio della sera e conversiamo ancora un po'. Le dico che ho un esame all'università lunedì, per vedere se mi chiederà l'esito.

Domenica, lunedì e martedì non scrive.
Martedì però mi rompo le palle e scrivo io, alla sera dopo le 10, con un'altra domanda nonsense, ovvero



Non mi risponde più.

È a questo punto che iniziano le mie riflessioni:
Quando possiamo dire di conoscere veramente una persona? Mai, probabilmente, figurati su tinder. Eppure qui ci sono individui che vogliono dare giudizi sugli altri e che pensano di poter dire che sono un coglione solo per quello che scrivo o per le foto che metto. Scusate ma mi sembra un po' grezzo e sempliciotto come metodo...
Ammesso anche che tutto quello che leggo sia vero (ho escluso quasi subito l'ipotesi di avere a che fare con un robot e anche che si trattasse di uno scherzo, visto che non faceva ridere...), una frase scritta con un carattere standard non mi consente di dire chi ho di fronte o di esprimere un giudizio su quella persona. Se ci fossimo incontrati nella realtà, ci avrei impiegato 5 minuti per avere un'idea chiara ed esaustiva (diciamo sufficientemente chiara, poi ovviamente si può migliorare) della sua personalità, ma con internet di mezzo anche uno scambio lungo mesi non mi avrebbe detto chi c'era dall'altra parte. Forse sbaglio dando troppa importanza all'aspetto emotivo ed emozionale quando giudico gli esseri umani, ai particolari e ai gesti, ma ti permettono di riconoscere le bugie.
Il discorso ovviamente vale se non si ha uno scopo dichiarato (e in quel caso non l'avevamo perché l'obiettivo era 'chiacchierare'), perché se c'è un tema preciso su cui disquisire credo si punti a quello magari tralasciano convenevoli.
Lì invece la cosa ha preso una strana piega quasi prima di partire e si è tramutata per me in un rovello psicologico.
Perché oltre a queste considerazioni restava anche valida l'ipotesi che non mi avesse giudicato in nessun modo, ma semplicemente impiegasse diversi giorni per elaborare una risposta che, se a quel punto fosse arrivata, mi avrebbe seriamente spiazzato.

Secondo me, ma è solo la mia opinione, il punto cruciale è che normalmente quando ci si relaziona con altre persone lo si fa con un fine ben preciso. Nessuno nella vita ha l'obiettivo di conoscere gli altri, ma lo fa ugualmente perché è un passo obbligatorio per poter arrivare agli scopi che si hanno, siano essi condivisi tra le parti o no.
Poi ci sono le conversazioni per conoscersi nella realtà (e non tramite internet!) perché è chiaro che se mi presentano una persona che non ho mai visto prima, punterò a conoscerla un po' meglio parlandoci.
Basta, non mi vengono in mente altre possibilità. Se usi un sistema di chat lo fai con scopi definiti e non per una conversazione astratta (o almeno quasi nessuno lo fa) e in effetti anche chi vorrebbe incappa poi in problemi.

Forse non siamo in grado di sopportare puri scambi di opinioni fine a sè stessi senza sapere con chi ci stiamo confrontando. Pensavo di poter portare avanti tranquillamente la conversazione con una persona casuale su argomenti casuali e invece io per primo ho avuto difficoltà e non ho retto la situazione che mi appariva troppo insolita.
Mi sarebbe piaciuto sentire l'opinione di Anna al riguardo.
Se mi avesse risposto...

Eccole le mie riflessioni, tutto qui (o ‘tutto qua’, come diceva Baglioni).

Oppure sono io che sono un coglione.

Comunque sempre meno di quell'individuo che alle due di notte cercava senza trovarla la sua BMW 320 bianca in giro per Bologna e iniziava ad agitarsi perché tre ore dopo doveva prendere un traghetto a Livorno.
Ma questa è un'altra storia.

27 dicembre 2015

La famiglia Rossi va al mare

La famiglia Rossi sta per partire per una gita al mare; Giorgio Rossi ha posizionato tutti i bagagli nel baulo della macchina. Il baulo è pieno e dentro non ci sta più nulla! 
Luigi Gambuzzi, il figlio del signor Rossi (ha un cognome diverso da quello del padre perché c'è stato un errore all'anagrafe) vorrebbe portare al mare anche i materassini gonfiabili.
Non possiamo Luigi, replica il padre.
Portare con noi i materassini gonfiabili significherebbe occupare un gran volume con dell'aria e la nostra automobile è molto piccola.
Luigi ha un'idea: sgonfiare i materassini in modo da ridurne il volume e trasportarli così. Una volta giunto al mare reinserirà l'aria tramite l'apposita valvola.
Per andare al mare prenderanno l'autostrada. Come dice il nome, si tratta di una strada destinata alla circolazione delle auto.

30 ottobre 2015

svolgi il tema


L'emigrazione in Italia non è più sviluppata come un tempo, anzi, oggi l'Italia è una meta per molti migranti. Anni fa, tra il XIX e il XX secolo circa, molte persone, partendo dal nostro paese, si spostarono nelle zone più ricche del mondo, che allora erano gli stati del nuovo continente, come gli Usa e l'Argentina. Attualmente invece il nostro passa per essere uno stato economicamente all'avanguardia, quindi va da sé che l'immigrazione si presenti come un fenomeno di rilevante importanza, al contrario dell'emigrazione che va scemando. Credo che sia errato dire che non esiste più l'emigrazione in Italia, poiché questa è ancora presente, ma in forma diversa. Contrariamente a quanto si verificava un secolo fa, quando la gente partiva per tentare di lasciarsi alle spalle una condizione di miseria e povertà, oggi si parla di “fuga di cervelli”, riferendosi al fatto che attualmente la maggior parte degli emigranti italiani sono dottori, laureati e altre persone estremamente qualificate che, vivendo in un paese che non gli permette di sfruttare al massimo le loro potenzialità, decidono di fuggire all'estero.
Se l'emigrazione denota quindi l'arretratezza culturale o economica di un paese, l'immigrazione sta a significare l'opposto. Infatti è ovvio che le persone si spostino dalle zone più povere verso quelle più ricche, concorrendo a far sì che le zone meno sviluppate possano arricchirsi più velocemente. La conclusione del sillogismo è che ci sarà sempre una zona più povera di un'altra, e un flusso costante di migrazione. In questo modo gli stati più industrializzati si ritroveranno costantemente sommersi da ondate di immigrati i quali, provenienti da situazioni pessime, saranno disposti a svolgere i lavori più umili e faticosi per un tozzo di pane, annichilendo contemporaneamente la manodopera della nazione che li ha ospitati. Questo darà così il la a nuove ondate migratorie, in quanto i lavoratori immigrati vengono sistematicamente sfruttati poiché, come ho detto prima, si accontentano del minimo. Quindi ritengo che occorra favorire i processi di emigrazione ed immigrazione per far funzionare tutto molto meglio, anche se credo che queste cose non verranno fatte tanto facilmente, soprattutto in un paese come l'Italia dove la maggior parte delle popolazione, plagiata dalla televisione che ha ormai soppiantato la scuola, pensa che l'immigrazione sia un'immane piaga. Tra l'altro è interessante ricordare che l'immigrazione non la puoi fermare, perché le persone arrivano comunque, disperate e convinte che per loro le cose non possano che migliorare, quindi tanto vale semplificare il tutto e fare sì che non si creino spiacevoli fenomeni di immigrazione irregolare, che sono male, perché non fanno altro che fornire lavoro ai criminali, ai mafiosi, a quelle persone che compiono azioni illegali professionalmente. È come la cocaina. È illegale ma la gente la compra comunque. Per concludere, si può dire che immigrazione ed emigrazione sono fenomeni che giovano all'economia, peccato però che va a finire sempre che gli ultimi arrivati vengano trattati male.

***

Il brano precedente lo scrissi alle scuole superiori, si tratta di un 'tema' che fu soggetto alla valutazione dell'insegnante. Quando, un anno dopo la sua stesura, dissi alla professoressa che esso non conteneva la lettera b, lei mi rispose che leggendolo non se n'era accorta. Per la serie 'la prossima volta scrivo gira questo foglio su entrambi i lati e poi te lo consegno, così ti trovi qualcosa da fare'.

24 ottobre 2015

Il tempo non ha denaro


Si dice che il tempo è denaro e anche che il tempo non ha prezzo; se queste due frasi sono in contraddizione, è invece certo che il tempo non ha denaro.
Nel 2009 uscì un album degli Skiantos intitolato Dio ci deve delle spiegazioni. Una sera, poco dopo l'uscita del disco, proposi ad alcuni amici di andare a sentire gli Skiantos che suonavano a pochi chilometri da dove vivevamo noi. Accadde che declinarono e si optò per fare altro tutti insieme. Nel 2014 Freak Antoni è morto e gli Skiantos dal vivo non li sentirò più.
Prima di questo episodio, dal 2003 al 2005, mi abbonai ad AmericanSuperBasket. Quando smisi di seguire il basket NBA non comprai più la rivista (ovviamente, e comunque non avrebbe avuto tanto senso, con internet che spopolava) e anzi buttai i giornali per fare spazio in casa. Adesso ASB non esce più e a me sono rimasti solo un paio di poster e 2 numeri ancora nella busta di plastica che non ho mai aperto perché li avevo doppi.
Potrei andare avanti per ore con aneddoti del genere.
Insomma la morale di questa storia è che il tempo passa, non ha denaro, e la giovinezza è una bella cosa che non torna più.
(E che sono un coglione).


Certain things they should stay the way they are


16 ottobre 2015

mio cugino


Mio cugino è uno sprecone, è uno che consuma tutto. Consuma i vestiti che indossa, consuma il piatto nel quale mette la pizza che mangia, consuma perfino le finestre attraverso le quali guarda fuori. Per lui questo non è un problema; è pieno di soldi, e se uno dei suoi oggetti è consumato può comprarsene uno nuovo. Io non ce la farei.
È stato il caso a decidere che avessi un cugino così. Io non avevo mica bisogno di un cugino sprecone, ma il caso ha voluto che lui nascesse, perciò io me lo tengo.
Non mi va di protestare.
Sono nato senza di lui e senza di lui ho trascorso i miei primi anni di vita. La mia esistenza non è mai stata subordinata alla sua. 
Per fortuna che non consuma anche i cugini, altrimenti io sarei già stato sostituito da un altro.
Sta migliorando, mio cugino. Ha imparato a non consumare i soldi e questo per lui è un grande traguardo, perché se non avesse più soldi non riuscirebbe a comprare i piatti per mangiare la pizza.

11 ottobre 2015

Ave Maria torna a casa tua (come cantavano i cugini dei Led Zeppelin)



Se è vero che Gesù è il figlio di Dio perché "Inizio del vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio".
Se è vero che Maria è la mamma di Gesù perché "benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù".
Se è vero che Maria è la mamma di Dio perché "Santa Maria, madre di Dio".
Se è vero tutto questo,
io devo supporre una cosa.
Che ci sia stato dell'incesto.
I "virgolettati" sono liberamente tratti dal Vangelo secondo Marco (1,1) e dalla preghiera Ave Maria.


Amen

06 ottobre 2015

ci sta (il declino della civiltà occidentale)

Trattato sulle discoteche che fa riferimento ad un campione di discoteche del nord Italia

Arredamento e progettazione
Vengono collocate spesso e volentieri nei pressi del mare e se non è possibile si utilizzano stagni, laghi o fiumi che favoriscono la presenza di zanzare, fastidiosissime. Il malus delle zanzare è però largamente bilanciato dal bonus del fiume (succedaneo del mare), fondamentale per l'essere fico.
Le discoteche vengono costruite per essere locali fichi per fichi e quindi la progettazione deve rispettare le regole dettate dalla moda. Vi si trovano pertanto numerosi gradini là dove non ce ne sarebbe necessità vera e propria. Questi rendono la fuga difficile in caso di incendio o comunque in tutti quei casi in cui è urgente il bisogno di scappare.
Nei locali all'aperto si possono installare piante di fico e numerosi gazebo. I tavolini sono bassi, distanti dai divanetti e scomodi da utilizzare, questo perché si agisce solo in nome dell'essere fico (EF) in barba alla logica e alla comodità.
I bagni non sono mai puliti.

Gestione operativa
Si tralascia la gestione amministrativa di alto livello dell'attività mentre ci si sofferma su quella pratica di coloro che presidiano il locale. I buttafuori, vestiti in nero e di grossa stazza, pelati, non fanno altro che eseguire ordini imposti dal loro superiore. Non possono dire che le cose stanno così perché l'EF non prende ordini da nessuno. Fanno la voce grossa, impediscono l'ingresso entro un certo orario e modificano le file d'attesa secondo regole non bene codificate. Un gioco divertente da fare con loro è fermarsi ad alcuni metri e fissarne uno negli occhi senza dire nulla. Di solito impazziscono iniziando a minacciare l'osservatore. All'interno si trovano tra gli assunti sia uomini che donne accomunati dal fatto di avere ricevuto scarsa formazione (a volte nessuna) per svolgere il compito assegnato. Si vede che agiscono non in maniera organizzata e produttiva bensì in nome dell'EF. Sono scelti perché fichi e fiche, al bar preparano bevande agitando le bottiglie e se fanno lo scontrino non lo consegnano mai all'acquirente. Quando trasportano caraffe piene piene tengono il braccio muscoloso alzato, se usano la scopa per raccogliere i resti di un bicchiere rotto lo fanno in modo logicamente scorretto (si sentirebbero declassati a impugnare la scopa come fa mia nonna). Fanno largo uso di ghiaccio (tanto che si potrebbe dire che il ghiaccio è l'essenza della discoteca) e chiamano il succo di frutta 'analcolico alla frutta' perché fa più fico, visto che contiene la parola 'alcolico'.

Offerta al pubblico
I prezzi sono alti, i prodotti alimentari di cattiva qualità e in ogni caso scarseggiano. La vera forza della discoteca (e qui bisogna dargliene atto) è che puoi incontrare persone nuove, peccato però che non puoi parlarci perché non ti sentirebbero a causa dell'elevato volume della musica. E' possibile ascoltare i Jefferson Airplane, ma solo se c'è una versione del loro brano approvata dall'EF. In generale la musica in discoteca risulta sgradevole e pacchiana per l'orecchio attento e raffinato come il mio. Si consumano alcolici e si balla senza criterio. Se ci si annoia in 2 è comunque consentito scambiarsi opinioni sui 3x2 più convenienti alla coop (urlando, si intende) ma se ci si annoia da soli è la fine.

L'utente finale medio
Gli utilizzatori delle discoteche sono fatti con lo stampino ed è un peccato. Perciò rappresentano il declino della civiltà occidentale; perché se rinunci alla diversità rinunci anche alla possibile miglioria. Si salutano dicendo 'grandissimo' e quando non sanno cosa dire commentano 'ci sta'. Si accalcano nella pista da ballo fino a che ci si muove a fatica.

29 agosto 2015

sicurezza e realtà

Sono giovane spavaldo e attacco bottone alle ragazze.
Alla fine del mese di luglio, un amico che non vedo da circa un anno mi chiede se mi va di partecipare alla cerimonia della sua laurea. Sorpreso dall'invito, decido di recarmi all'evento e appena scendo dal treno compro 3 biglietti per l'autobo visto che devo raggiungere anche la sede della compagnia assicurativa con la quale ho deciso di stipulare un contratto. Per farla breve, ho bisogno di una assicurazione personale poiché mi recherò in Nuova Zelanda per restarci 5 mesi e là la sanità è semi-pubblica, quindi potrebbe farmi comodo, nel caso mi facessi del male, avere una assicurazione.
Pur essendo in possesso dei biglietti, raggiungo l'assicurazione a piedi; ci sono poche sedi in Italia e una è proprio qui a Bologna. Da lì prendo l'autobus in direzione dell'università che è oltre porta Saragozza, quindi dall'altra parte della città. Partecipo alla laurea e al termine, proprio mentre sto pensando di salire sul 33, un amico mi suggerisce il 32, più pratico per andare alla stazione dei treni.
Attendo il 32 insieme a una donna anziana e a una giovane ragazza. Parlano tra loro e io mi faccio gli affari miei, fino a che sento la vecchia dire
Io non ho niente ma proviamo a chiedere a questo giovane, forse lui ce l'ha
Che cosa volete insomma?, rispondo io
Si riferisce al biglietto dell'autobus. La ragazza non l'ha acquistato e preferirebbe procurarselo prima di salire a bordo del mezzo, perché sa che altrimenti il costo è di 1 euro e 30, mentre è di 1 e 10 se lo si prende prima.
Io, che fino a quel momento avevo utilizzato solo uno dei 3 biglietti perché ero andato a piedi in viale Berti, decido di regalarle quello che mi avanza in modo da fare bella figura.
E' il tuo giorno fortunato, le dico, ho un biglietto in più che non mi serve
Sono tirchio e non posso che approvare lo spirito della ragazza che desidera risparmiare 20 centesimi. Se le avessi chiesto 1 euro e 20 avremmo guadagnato entrambi 10 centesimi. Una volta saliti sull'autobus, dopo un rimprovero da parte della vecchia perché ho provato a difendere un ragazzo immigrato, non mi siedo di fianco alla ragazza; da vero gentiluomo voglio mostrarle che non mi sento in diritto di attaccarle bottone solo perché le ho dato il biglietto. E' invece lei che mi si avvicina e iniziamo a chiacchierare. Così scopro che è pugliese ma vive a Milano, dove ha studiato giurisprudenza all'università Bocconi e si è laureata. Ora deve prendere il treno per raggiungere i parenti che vivono a Fano. Racconto alcune cose su di mè, tra cui il fatto che partirò presto per la Nuova Zelanda e che non conosco la lingua italiana. Giunti alla stazione, ci salutiamo perché lei va a Fano mentre io torno a casa mia e devo darmi una mossa se non voglio perdere il treno che parte alle 12 e 52, il prossimo c'è alle 13 e 28 e sarei anche costretto a cambiare a Modena.
Questo sembra proprio un addio, le dico, non credo che ci rivedremo mai più
Chi lo sa, magari ci incontreremo quando sarai tornato dalla Nuova Zelanda.
Mi allontano e quando mi sono già seduto sul treno capisco che ho sbagliato tutto; scendo immediatamente e ritorno là dove ci siamo lasciati. Non è più lì ovviamente, così cerco il binario da cui parte il treno per Fano ma ho difficoltà perché non so dov'è Fano (ma chi sa dove è Fano?). Leggo sul tabellone, un po' a cazzo di cane, le fermate dei vari treni ma non trovo Fano finché un disgraziato mi chiede se ho bisogno di aiuto. Lo supplico per avere le giuste indicazioni, mi manda al binario 9 e gli regalo un euro. Tra la gente, individuo con difficoltà la ragazza che sola legge un libro. Lei è sorpresa di vedermi e io invento una bugia, le dico che ho perso il treno e che preferisco passare mezz'ora con lei che da solo.
Parliamo ancora un po' e arriva il treno che stava aspettando. Quando ci salutiamo per l'utlima volta, mi dice che era a Bologna perché lì vive il suo fidanzato.
Ho preso una botta sui denti che mi è costata 2 euro e 10 e qualche ora di vita.

01 luglio 2015

19 euro di socialità (praticamente 20)

Io sono un pensatore e penso spesso a tante cose quando sono solo.
Per di più sono una persona solitaria quindi penso ancora più spesso. Non conosco molte parole ma non è un problema quando penso; solo io devo capirmi e nessun altro mi ascolta. Uso molto la lettera 'p' e raramente la 'b' ma non è colpa mia. E' la lingua italiana che è fatta così.
Quello che mi è accaduto qualche sera fa è l'argomento del pensiero che segue.


***

Il programma è di andare insieme ad amici a mangiare la pizza e poi in una discoteca per il resto della serata.
Qui inizia la prima digressione sulla pizzeria.

La giudicherò alla maniera dei siti internet che trattano l'argomento 'ristoranti'.
Voto complessivo 3/5
Ho cenato in questa pizzeria con alcuni amici. Avevamo prenotato un tavolo per 7 persone alle ore 21. Eravamo in 6 anziché 7 e non abbiamo avvisato prima; ammetto che questa sia stata una mancanza da parte nostra. Inoltre siamo entrati nel locale alle 21 e 25, quindi con oltre 20 minuti di ritardo rispetto a quelli che erano gli accordi. Tuttavia il primo di noi 6 è arrivato alle 21 in punto e ha pensato che fosse inutile entrare per dire che eravamo già lì. Ha visto che nessuno entrava nella pizzeria e quindi non c'era la possibilità che assegnassero ad altri il tavolo riservato a noi. Io sono giunto alle 21 e 10 e da quell'ora fino alle 21 e 25 è accaduto lo stesso: non è entrato nessuno, quindi non era possibile che cedessero il tavolo ad altri. Ovviamente abbiamo considerato poco probabile la presenza di una sorgente di clienti interna al locale. Quando finalmente siamo entrati il cameriere ci ha detto che il tavolo per noi lo aveva 'dato via' ma ci avrebbe fatto sedere dopo '5 , 6 , 7 , 8 minuti' (sue testuali parole, credo per fare il simpatico ma a me non ha fatto ridere. Si vede che non l'ho capita). Per quello che ho detto prima, è chiaro che il tavolo lo aveva dato via prima delle 9. Nel frattempo, mentre aspettavamo, sono entrate delle persone che si sono sedute immediatamente (comunque gruppi meno numerosi del nostro). Alle 21 e 45 eravamo ancora in piedi ad attendere e abbiamo iniziato a dire che forse era opportuno andare da un'altra parte. Alle 21 e 50 il titolare ci ha detto che era in preparazione il tavolo per noi e poi ci ha fatto accomodare, dandoci praticamente la colpa di quanto accaduto perché non gli avevamo lasciato un recapito telefonico a cui poterci chiamare per chiederci se e quanto eravamo in ritardo. Non ho replicato perché questa scusa mi è sembrata una pagliacciata, mentre io sono un signore. Detto questo, la pizza è molto buona come piace a me. Alta e soffice nei bordi e più sottile al centro, la vera pizza napoletana! Potreste mangiarne due senza sentirvi appesantiti, davvero facile da digerire. Ho preso una pancetta e grana bianca (che qui chiamano 'bianca tipo metro', dando l'occasione di aprire una parentesi nella parentesi) buonissima. Il costo è nella media: 11 euro a testa per pizza, acqua e caffè (magari non proprio nella media ma di sicuro non al di sotto...) però non accettano i buoni pasto (edenred max da 5 e 20). Ho pagato in contanti e ho dovuto richiedere esplicitamente lo scontrino altrimenti col cavolo che lo faceva. Tra l'altro (e qui apro l'ennesima parentesi) non capisco chi si credono di essere questi ristoratori che non accettano buoni pasto e poi ti fanno le storie se chiedi di pagare con il bancomat perché 'le commissioni sono alte'. Cercatevi un altro lavoro se pensate che fare i ristoratori sia così sconveniente. Tutto sommato do a questo posto una valutazione di 3 su 5 (quindi sufficiente) nonostante quello che è accaduto perché io sono una persona che non si fa tanti problemi, ho pazienza e considero più importante la bontà del cibo che il resto. In questo caso se avessi dovuto valutare solo la bontà del cibo avrei potuto dare anche un bel 4. Alla gestione va un 2 o forse meno ma non sono in vena di cattiveria quindi chiudo qui. Consigliato solo se siete psicologicamente preparati.


***

A questo punto c'era una parte sui nomi delle pizze (la parentesi nella parentesi, molto interessante a mio parere ma un po' pesante, quindi preferisco toglierla) e poi tutta la descrizione del tempo trascorso in discoteca nella quale si affrontava il tema delle 'guardie' del locale (i cosiddetti buttafuori) che secondo me sono, in linea di massima, ignoranti come pochi. Si parlava dell'incontro con il cameriere della pizzeria avvenuto nella pista da ballo, del fatto che un tizio mi ha bagnato la mano con un liquido ed io mi sono naturalmente asciugato su di lui che mi ha ironicamente invitato a continuare a farlo.
Questi e altri eventi.
Chiaramente il costo è stato di 8 euro (così da giustificare il titolo, visto che 11+8 fa 19)
Purtroppo non ricordo più di così perché è accaduto tutto qualche tempo fa.

18 febbraio 2014

Il teatro d'avanguardia alternativa dei bambini

In prima media io e i miei compagni di classe mettemmo in scena, sotto la supervisione del nostro professore di musica, un piccolo spettacolo teatrale basato su una storia scritta da noi stessi. Le scenografie e i costumi lasciavano un po' a desiderare, forse, così come gli oggetti di scena e l'originalità della trama.
Nulla di male in tutto ciò, direte voi.
Sbagliate.
Quella, per noi, era una caduta di stile come poche.


***

Quando andavo alle elementari fui costretto a frequentare, insieme ai bambini che erano a scuola con me, un corso che io oggi definisco di teatro d'avanguardia. Non ricordo se ci fu o meno la possibilità di scegliere se partecipare alle lezioni, ma immagino che si trattasse di un corso etichettabile come 'opzionale' o 'a scelta'. Sta di fatto che, quando c'erano le lezioni di teatro, tutti i bambini erano presenti. Io, per quel che mi riguardava, non venni mai interrogato da qualcuno che volesse chiedermi se intendevo partecipare al corso; mi trovai lì, come ho già detto, obbligato, tanto che la cosa mi sembrava normalissima, equivalentemente all'ora di matematica e a quella di geografia. 
D'altra parte, non mi fiderei mai delle decisioni prese da un bambino, quindi oggi posso ragionevolmente intuire che se allora qualcuno deliberò per mio conto, lo fece in buona fede.
La stessa cosa accadde nel momento in cui mi mandarono a catechismo; ci andai pensando che fosse obbligatorio. Poi scoprii che non era così e smisi di fidarmi anche degli adulti.
Ho l'impressione che chiunque senta la parola 'teatro' associata alla parola 'bambini' pensi ad un mucchio di marmocchi che, davanti a genitori e nonni, si esibiscono nella ridicola rappresentazione di una storia orrenda. Almeno nel mondo occidentale, credo che sia così più o meno dappertutto.
Il corso di teatro che frequentai non può ritenersi di queste stupidaggini nemmeno lontano parente. Lo ricordo ancora oggi e credo che non me lo dimenticherò per un bel po'.
L'insegnante, tale Lucia E., aveva all'epoca un'età che non so stimare, visto che quando avevo 8 anni mi sembravano tutti dei vecchi. La sua descrizione può delinearsi come segue: comunista alternativa dalla pronuncia peculiare e dal lessico più che ricco,
sempre seriosa, calzava scarpe senza lacci e, per quello che ricordo, era piuttosto severa con gli allievi.
Uno dei primi esercizi proposti era un semplice riscaldamento per 'prendere il ritmo', se così si può dire. I bambini (una ventina o poco più) si prendono per mano formando un cerchio e si allontanano gli uni dagli altri isotropicamente fino a che il cerchio non si rompe. Si stabilisce poi un verso di percorrenza, quindi uno dei bambini (scelto a caso all'inizio della lezione) dice il suo nome e poi, tutti insieme, si battono le mani una volta. Quindi tocca al secondo della fila (pronuncia il suo nome e poi tutti battono le mani all'unisono), poi al terzo e così via. Quello che si ottiene è quindi

Elena - CLAP - Andrea - CLAP - Jacopo - CLAP - ...

dove i nome sono pronunciati da una singola persona (che si chiama così) mentre i CLAP provengono dall'intero gruppo.
Probabilmente vi state chiedendo che scuola elementare io abbia frequentato. Non sottovalutate l'esercizio del cerchio: 20 bambini di 8 anni non sono in grado di eseguirlo, a meno che il genere umano si sia evoluto nel frattempo (e sono abbastanza certo del contrario). Ciò che accadeva è che ogni volta, sistematicamente, qualcuno (ma di solito si trattava delle solite 2 o 3 persone) diceva il suo nome mentre batteva le mani, creando un effetto che è difficile riprodurre per iscritto

GCiLuAlPio

Fare un giro completo del cerchio era un'ardua impresa, poiché ad ogni errore si doveva ricominciare da capo.
Oggi considero l'esercizio del cerchio estremamente educativo e formante.
Un'altra cosa che imparammo nel corso fu la cosiddetta 'camminata neutra'. Sarebbe inutile esporne tecnicamente la forma e il significato, vi basti sapere che questa non prevedeva la possibilità di fare curve durante il percorso, erano ammesse soltanto deviazioni di 90° rispetto alla direzione che si stava seguendo.




Inoltre, Lucia E. ci introdusse al concetto di 'cassettino della memoria'. Per ricordare una nozione, si estrae dalla tasca una chiave immaginaria (sarebbe a dire che si fa solo il gesto di estrarre la chiave, in realtà non si prende in mano nulla) e si apre il cassettino della memoria che è situato nella fronte di ognuno di noi. Si inserisce la nozione o qualsivoglia cagata nel cassettino della memoria (sempre in maniera fittizia, perché nella mano non c'è nulla) e quindi si può chiudere di nuovo a chiave il cassetto per poi riporre la chiave, cioè nulla, nella tasca o laddove la si desideri conservare.
Posso affermare che almeno uno di quei bambini continuò ad utilizzare il cassettino della memoria fino all'università.

Le rappresentazioni messe in scena al termine dei vari anni scolastici (3 su 5) furono, nell'ordine

L'occhio del lupo di Pennac
Il fantasma di Canterville di Oscar Wilde
Pippi calzelunghe

Durante lo spettacolo teatrale tutti i bambini erano vestiti allo stesso modo (per esempio tutti in bianco o tutti in nero) e i movimenti da attuare erano ridotti al minimo mentre si badava all'espressività, al suono delle parole.
La messa in scena di Pippi calzelunghe, poi, fu memorabile.
Eravamo fermi, immobili, e tenevamo in mano il foglio con la parte da recitare, perché la memorizzazione delle battute era una cosa secondaria. Dovevamo semplicemente leggere nel modo giusto le frasi che ci competevano, facendo ridicole smorfie in corrispondenza delle parole 'olio di fegato di merluzzo', poiché è una cosa che induce al disgusto.
L'anno precedente, per il fantasma di Canterville, avevo una sola frase da dire e riuscii a sbagliarla.
Non se ne accorse nessuno.
Poco male, perché una volta un allievo di Lucia E. sbagliò la sua battuta durante la rappresentazione finale e tutti gli altri bambini si misero a ridere. Lucia E., ritenendo quest'ultimo un comportamento sciocco e infantile, salì sul palco e pose fine ipso facto allo spettacolo, lasciando di stucco i genitori presenti.
Credo che con quel gesto volesse insegnarci che la risata collettiva era una caduta di stile che noi, gente seriosa, non potevamo permetterci.
Non imparammo biracchio al riguardo.

18 agosto 2012

al pomeriggio si apre alle 17. grazie

Devo andare al matrimonio di non so chi, non sono stato invitato.
Parto a piedi, si svolge in località Q. e non è molto distante da dove mi trovo.
I coniugi S., invece, decidono di prendere il treno, infatti li vedo mentre cammino di fianco alle rotaie. Sono impegnati in una corsa affannata perché sono in ritardo. Entrano di corsa nella galleria per cercare di raggiungere il treno che è già partito.
Io proseguo all'esterno della galleria, per quanto ciò sia possibile.
Giungo alla destinazione nei tempi previsti, proprio mentre i coniugi S. scendono dal treno e si incamminano verso la casa nella quale si svolgerà la cerimonia.
Il fatto che sia arrivato insieme a loro utilizzando un mezzo diverso conferma la mia ipotesi: che ho avuto come al solito l'idea più appetibile. Ho ridotto la spesa senza aumentare la durata del viaggio.
Non affretto troppo il passo, così da non raggiungerli negli ultimi metri ed essere costretto a scambiare poi con loro inutili chiacchiere.
Evito i rapporti sociali e se qualcuno mi chiederà perché dirò che non avevo visto i coniugi S. da lontano.
Nella vecchia casa di campagna in cui avrà luogo il matrimonio una signora ci accoglie offendendo le nostre madri e domandandoci cortesemente di appoggiare i soprabiti sulle sedie (il mio occhio attento e la mia esperienza nel campo mi permettono di riconoscere che sono state impagliate di recente, il lavoro è decisamente ben fatto) perché non c'è l'attaccapanni.
Roversi si lamenta per questo, fa notare che le sedie serviranno libere durante il pranzo, se mai un pranzo ci sarà.
A questo punto appare Chiara C., indossa un vestito che definire osceno sarebbe riduttivo. È nero e le lascia la tetta destra completamente scoperta, ma contrariamente a quelli che erano i miei ricordi, questa risulta essere del tutto simile alla mia (sono maschio) da un punto di vista dimensionale.
Poi, come se non sapesse cos'è la vergogna, si mette a suonare il pianoforte meccanico al centro della sala.
Considerando anche la musica in voga al giorno d'oggi, Béla Bartók sarà contento d'esser morto.

09 agosto 2012

Il gatto (è stato castrato)

racconto per bimbi
 {
maestra, posso scrivere "bambini"?
no, la poesia è così e non puoi cambiarla. non rompere i coglioni Carlotta.
cit.

Il gatto di mia nonna è molto bello.
Il gatto di mia nonna è tutto nero tranne gli occhi, che sono verdi.
Quando è estate e fa caldo si corica all'ombra per dormire, e allora è possibile avvicinarglisi e accarezzarlo. Tutte le altre volte, invece, fugge dalle persone.
Si siede sul selciato e resta immobile come se fosse una statua, poi gira la testa come Giorgio Ascari per guardarsi intorno.
Alla sera, quando esco in bicicletta, lo trovo dall'altro lato della strada, mi guarda e non mi riconosce.
Il gatto di mia nonna è un po' stupido, forse, però è molto bello.